martedì 1 ottobre 2013

La farfalla vestita di led (o la scelta del volo) _ Prima parte



Variazioni sul realismo terminale del poeta Guido Oldani. 
Prima Parte

di Annelisa Addolorato






Non è vero niente che la poesia sia finita, al contrario una totalmente altra sta incominciando. Ce n'è per un tempo, la cui lunghezza non sappiamo nemmeno immaginare. 
(Guido Oldani, Blog di Lietocolle)



Oldani Guido, Realismo terminale, Mursia 2010.

‘Nulla è più vivo dell’alluminio’, leggo divertita in un cartello, mentre dondolo, insieme a lui, su un tram, in una piccola metropoli in cui si parlano mille lingue e a volte si suda insieme.
Pensandoci sì, oggi posso capire questa frase, che qui ha un senso alla raccolta differenziata dei rifiuti, ma che può perfettamente sintetizzare la teorizzazione del poeta italiano Oldani (nato il 2 maggio 1947 a Melegnano) riguardante la similitudine rovesciata, emblema linguistico e poetico che rispecchia l'attuale società mondiale in cui, come colorati bubboni farciti di architetture e design alla moda, ma anche di sofisticazioni tecnologiche a risparmio energetico o colorazione e modificazione degli alimenti, le città si espandono innescando mutazioni antropologiche che non si possono ignorare, tantomeno nel territorio poetico, che da sempre definisce gli abitanti del pianeta dando loro la parola attraverso la modalità primordiale e insieme estremamente innovativa dell’intuizione, della sintesi e, tradizionalmente, anche di voci che vengano ascoltate dalla comunità.

La progressiva migrazione di massa dei popoli del pianeta terra nelle grandi foreste di case e grattacieli, parchi e grandi animali serpeggianti e veggenti quali i tram e i metrò, ovvero il fenomeno delle ‘inurbazioni,’ la crescita delle megapoli, nel tessuto metropolitano che si nutre di se stesso: tutto ciò ha creato e continua a creare, e sviluppandosi a un ritmo e in una spirale vertiginosa di espansione, un gorgo estremamente creativo, un gorgo fatto di prodotti, di cose materiali e (spesso dotate di loro 'doppi' o cloni) immateriali, da toccare o virtuali, che stimola, pur nel mulinello che multidimensionale, i sensi e la facoltà fatica e anche un po’ profetica propria da sempre della poesia e di chi la fa, la dice, la scrive, la sogna e la vuole condividere e mettere al mondo come un suggerimento ulteriore allo sviluppo armonico di una civiltà capace di scoperte perpetue.

Octavio Paz nel Ventesimo secolo teorizzava che i prodotti, e soprattutto quelli artigianali, plasmati dalle mani umane, erano e sono carichi di significato socializzante per le persone, d’altro canto gli oggetti industriali portano anche con sé l’afflato anonimo e insieme, pur in altra forma, pregno di un senso di condivisione tra masse di esseri umani senzienti. Ma in effetti l’esperienza che un Paz poteva fare nel secolo scorso di questi mutamenti nella percezione e fruizione degli oggetti, era davvero estremamente embrionale, paragonata a quella che oggi ci può descrivere Oldani, che può parlarci da questo lato dell’oramai ‘quasi nuovo’ millennio.

Un mutamento antropologico, come ogni cambiamento, può essere considerato come un regalo, oppure come una iattura, ma questa seconda interpretazione diviene reale solo per chi rimane abbarbicato a ceneri ormai esaurite di qualcosa che non è più con noi, neppure nelle sue rinascite. E, come scrive Oldani, in questa seconda possibilità più ottusa “diviene un vivere fasciato da un sarcofago di prodotti, e allora una mummia”.
Direi che per chi scrive e vive in poesia, questo mutamento che in maniera così limpida e lineare descrive e presenta, non può che essere un dono, in quanto porta sfide nuove, linguaggi nuovi e spinte verso neologismi e nuovi giochi verbali, ampliando a dismisura il territorio ‘poetizzabile’ esistente. Proprio per questo motivo il presente testo, che vuole essere una breve anticipazione, introduzione alla lettura e di un più approfondito excursus e dispiegamento, apertura sul realismo terminale… è stato intitolato “La farfalla vestita (di led)”, proprio per rendere chiaro che chi scrive propende apertamente per la prima ipotesi che Oldani ci prospetta, come percezione, vissuto della mutazione di cui parliamo, cioè quella che fa e farà di noi l’essenza di “un vivere avvolto da un bozzolo di oggetti, e dunque una farfalla”.

Il realismo terminale teorizzato da Guido Oldani nel minimo e contemporaneamente ricchissimo, esauriente ed acuto saggio omonimo non chiude nessuna porta, se non quella con un passato che la luce degli occhi nega, ma al contrario spalanca l’orizzonte su questo mondo tutto da ri-nominare, totalmente permeato di poesia, in ogni prodotto o 'cosa', in ogni movimento tellurico e anche, appunto, originato dal movimento dei mezzi di trasporto pubblici, siano essi dotati di ruote, di ali, di altre forme di locomozione… reale o virtuale. Come immagine del poeta del realismo terminale, che sceglie di essere farfalla vitale e sorridente vate che invita gli altri ad esserlo, ho davanti agli occhi la fotografia un Oldani in un piccolo velivolo, che sorvola sorridente luoghi simbolici della storia recente dell’Italia. L’accettazione della mutazione, la curiosità del poeta e della poesia nei confronti di tutto quel che ciò comporta: questa la soluzione, la scelta, la sfida, a volto scoperto, a sorriso aperto e neuroni pronti ad accogliere e plasmare e plasmarsi nelle varie declinazioni del presente. La voce del poeta che accompagna il mare, il flusso di informazioni. Il poeta, i poeti, che accompagnano per mano verso la luce il cambiamento.
L’accettazione del cambiamento è una saggia strategia di adattamento e di sopravvivenza, perfettamente coerente con la natura polimorfa e poliedrica della poesia, del suo farsi e dirsi nel cosmo.
Il realismo terminale mette in guardia sul rischio riguardante le proporzioni e le ‘similitudini rovesciate’ di un mondo de-naturato.

Il misticismo curativo: include l’idea che tutto fa parte del punto di vista che si sceglie di adottare: costruttivo, anche di un linguaggio più attuale e proprio, vs un lasciarsi andare a malinconie antiche e chiuse su se stesse.
Gli orpelli, i prodotti (artigianali o industriali), i mobili, le immagini che scorrono su uno schermo svuotato, incavo, demolito dal tempo che ci scorre vorticosamente tra l’iride e le parole in codice, sempre pronte a svelarci nuove strategie di sopravvivenza, come le pubblicità, i messaggi rapidi, scoscesi, nascosti nella rete tra le fibbie invisibili del ritorno a casa.
Nel linguaggio comune sono entrate espressioni che fino a tempi recenti erano incomprensibili:
Come è bella quella pianta, quel fiore, sembra finto. O, anche: come è suggestivo quel paesaggio, sembra una fotografia (tempo fa si diceva anche ‘sembra una cartolina’).
Questi sono alcuni degli esempi più comuni, forse, in italiano, mutuati dal linguaggio colloquiale.
Di fatto Oldani  affronta di petto tutte queste questioni, con lucida precisione. Riconoscendo il valore storico, artistico, teorico delle avanguardie storiche, e anche affermando e mostrando, nella 'pratica' dei suoi versi, della sua poesia, in che misura le similitudini rovesciate si inseriscano, insedino con naturalezza nel panorama attuale, nell'esperienza quotidiana sia dello scrittore che del lettore di oggi.
Ci si para davanti un sistema perfetto, che difficilmente si può scalfire, anzi che nulla - o quasi - può scalfire, proprio come un dispositivo autoriparante - e in questo sì, la scrittura di Oldani mostra la sua coerenza tra forma e contenuti.
Il legame con la velocità e con la brevità si ripropongono, come analogie ma anche nel modo delle differenze di approccio.

Oldani parla di collisioni tra prodotti, come se fossero meteoriti, pianeti impazziti in corsa gli uni contro gli altri, in rotte precise, ben definite e rifinite, e dirottamenti perpetui, mentre si ravvisano piuttosto le connessioni tra i prodotti, la attuale e progressiva costituzione di una rete di connessione tra i prodotti, anche secondo la sua stessa descrizione e definizione del realismo terminale, volendo valorizzarne gli aspetti propositivi e migliorativi in un tempo, un’epoca in piena evoluzione verso un macrosistema planetario (e interplanetario).

La nuvola di prodotti da rt, come quella virtuale, è simile alla cloud che raccoglie in uno spazio virtuale tutti i nostri files e documenti, ordinandoli in modo a volte aleatorio a volte ossessivamente ordinato cronologicamente.

Questa connessione tra prodotti, versus la collisione tra essi, ne è anche la sorprendente strategia di sopravvivenza.
Non l’arcadia, ma neanche il realismo o l’iperrealismo: la poeticità oggi è diffusa e non più suffusa, è l’era ad essere poetica, un’era che si è aperta, come un origami universale  e multidimensionale e non c’è più scampo per nessuno: i prodotti poetici sono ovunque.

E ammirando un tramonto oggi comunemente sentiamo dire un po’ da tutti, iniziati e profani della fotografia - cioè della scrittura sulla e con la luce: che “quel paesaggio è così bello sembra una fotografia, cioè un insieme di pixel ben assemblati”.

Le ruote delle automobili oggi macinano i chilometri, come decenni e ancora più indietro secoli fa le ruote di pietra delle macine, fatte girare per esempio dai muli, come in Puglia o in altre regioni d’Italia, macinavano il grano, facendone farina, come oggi si macinano chilometri, divorando la strada, cioè percorrendo più velocemente di prima grandi distanze in uno spazio-tempo sempre più ridotto. Il carburante e la strada, il motore e le ruote macinano e macinano il tempo e lo spazio, trasformandolo in etereo coacervo di attimi presenti, da cogliere, respirare e poi gettare nel cestino del riciclaggio di minuti usati, a beneficio dell’intera comunità cittadina e interplanetaria.

“Tu sei come un motore diesel”, dicono di una donna per descriverne la pacata tenacia, la capacità -inizialmente lenta- di mettersi in moto, in un moto che diventa però poi perpetuo..: il paragone con un prodotto meccanico risulta molto efficace e comprensibile immediatamente dai più.

Il realismo terminale è in sé il vivace embrione di un universo totalmente poetizzato, e prelude in modo chiaro a un’era in cui assolutamente nulla e nessuno si può e potrà esimere dal riconoscere e utilizzare gli strumenti poetici insisti nei prodotti che ci circondano, che ci cambiano, che ci vestono e ci modificano in ogni molecola d’esistenza condivisa.

Ecco dunque un invito all’immersione nella realtà attuale, con tentacolari parole poetiche e pulsanti versi da schiacciare sulla tastiera, incidere con la voce nella 'Cloud-nuvola/acchiappa idee, esperienze' per condividere, rendere multidimensionali nuove strade comuni. 


-presto la seconda parte del testo riguardante rt, che inizierà con la risposta di Oldani a u quesito che gli abbiamo rivolto sul rt. -









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